Consacrazione di un Temenos e di un altare

 

Sulle consacrazioni
Testo scritto da Daphne Varenya Eleusina


 
Consacrazione di un Temenos e di un altare


Hidrysis - Kathidrysis: questo il termine 'tecnico' che incontriamo più frequentemente per descrivere questa importantissima azione della sfera religiosa, la consacrazione di altari, statue, templi, etc, alle divinità; proprio tenendo conto del profondo significato religioso della consacrazione, possiamo facilmente spiegare perché talvolta si incontrino anche i verbi 'hieroo, aphieroo, anieroo, etc' che hanno tutti lo specifico significato di 'rendere sacro qualcosa'.
Vi sono tutta una serie di azioni rituali che portano alla perfetta consacrazione di uno spazio/struttura, le quali sono in parte ricostruibili dai frammenti del mosaico a nostra disposizione.

• In primo luogo abbiamo la delimitazione dello spazio e la purificazione dell'area (cfr. Purificazioni, preliminari del sacrificio)
Riassumendo dal capitolo sulle purificazioni: l'area sacra dev'essere circoscritta con pietre di confine (sulle pietre dev'essere versato olio), iscrizioni che ne attestino e ricordino la speciale natura sacra, e con corde di lana rossa intrecciata; si stabilisce un unico ingresso, a fianco del quale vanno posizionati i perirrhanteria, i bacini contenenti l'acqua lustrale, "oltre i bacini dell'acqua è ammesso solo ciò che è puro." Qui, i partecipanti (che hanno già eseguito tutte le purificazioni personali e giornaliere, nonché quelle prescritte in caso di cerimonie religiose) compiono i lavacri prima di entrare nell'area sacra. Seguono tutte le norme che avevo elencato nei preliminari del sacrificio.

• Segue, come in tutti i sacrifici, la preghiera (euchè), il pronunciare voti e preghiere (exarasasthai- consacrare): "Il completare voti, ossia preghiere che, secondo la norma, si fanno ai riti di fondazione." Un buon esempio è quello proposto nella Pace di Aristofane, per la chiusura e apertura: "Veneratissima Dea regina, Tu Pace potente potnia, signora dei cori e delle nozze, accetta il sacrificio... di questo ti preghiamo, e tu molto venerata, concedilo."

• Segue quindi il sacrificio di fondazione- comune per qualsiasi fondazione, dai templi alle città- vero e proprio, riassumibile in queste parole: "quando procedi con la fondazione, poni il vaso/pentola." E anche: "Abbiamo un canestro e una pentola/vaso e rami di mirto, cercando un posto senza disturbi"(Aristofane, Uccelli, vv. 27-48). Essi (così spiega il lessicografo) portano le cose necessarie per un sacrificio, così che quando si saranno stabiliti possano fare il sacrificio per fondare la città. Perché usavano fare i sacrifici di fondazione con le pentole." Qui dunque abbiamo anche il particolare sui rami specifici da impiegare, di mirto- meno comuni rispetto all'alloro, impiegato solitamente nelle purificazioni preliminari.
Su quanto devono contenere questi vasi e su cosa si debba fare con essi, abbiamo fortunamente qualche dettaglio aggiuntivo dalle fonti: "Quando fondano un tempio, gli Ateniesi mescolano grano con miele, lo mettono in un piccolo vaso e il vaso sulla vittima/offerta, e così compiono il resto; usano questo rito anche per altre fondazioni e sacrifici, chiamandolo ompnen, suggerendo che è di poco prezzo; e quindi Demetra è chiamata Ompnia." (Fozio 318, alla voce ὄμπνην)
Oppure: "Mescolano farina fine e grossolana di grano con farina di legumi, olio e miele. Lo cucinano nel vaso e lo porta in processione la donna più anziana." Infatti come ricorda una passo di Aristofane (Pluto vv. 1198-2000): "prendi le pentole (chytras) per consacrare il Dio, e portale in testa, con serietà, mi raccomando! Il vestito festivo lo indossavi già."

"Aristofane scrive: 'cos'altro, se non che debba essere stabilita con i chytrai?' Cioè la Pace: perché ogni volta che essi devono consacrare altari o statue di una divinità, arrostiscono/cuociono cereali e primizie per le cose che devono essere fatte, prendendo una porzione del cibo come offerta di ringraziamento. Aristofane scrive: 'chiamo a testimone il vaso/pentola di Zeus Domestico (Herkeios), con cui questo altare fu innalzato.' Quando devono erigere Erme e altre statue di divinità, era costume consacrarle con vasi di farina cotta/ porridge (minestra di semolino bollito, frumento, orzo etc)." Con ogni probabilità, il composto dev'essere portato ad ebollizione, in quanto si menziona una 'schiuma bianca' che trabocca dall'orlo della pentola.


• Doni di fondazione: i recipienti e gli oggetti usati in un sacrificio di fondazione si devono seppellire o sotto o nei pressi della struttura consacrata, insieme alle offerte votive.
Le offerte votive possono essere di moltissimi tipi: sono state rinvenute statuette di divinità, ma anche di uomini e animali, gioielli e oggetti preziosi in generale, anche monete (dette 'hiera chremata'). Tecnicamente, un'offerta votiva può essere qualsiasi cosa che sia data spontaneamente in dono ad una divinità, ovviamente appropriata al carattere della divinità cui è dedicato l'altare/struttura consacrata.
• Offerte di corone, nastri (stemma) e ghirlande - Inni, canti e danze (circolari intorno all'altare) celebrative.

(Arist. Pace 956; Athen. 9.409b, 10, 409a-c, 11, 46; Hesych. s.v. dalion, chytrais; schol Aristoph. Plut. 1197, Ucc. 98; Suda s.v. chytrais hidryteon, kanoun; Harp. s.v. exarasasthai, Ktesiou Dios; Phoz. s.v. Ompnen; LSJ s.v. II; "A study of the greek bomos in classical greek literature" W. H. Mare; Alciph. 4,13; "Miasma" R. Parker; "Greek votive offerings : an essay in the history of Greek religion" Rouse, W. H. D.)