Hestia
Testo scritto da Daphne Varenya Eleusina

Inno Orfico 84- profumo di Hestia
aromi
Hestia regina, figlia di Crono potente,
che hai la casa in mezzo al fuoco perenne, grandissimo,
consacra tu questi santi iniziati nei riti,
rendendoli sempre fiorenti, molto felici, sereni, puri;
dimora degli Dei beati, forte sostegno dei mortali,
eterna, multiforme, desideratissima, simile all’erba;
sorridente, beata, accogli benevolmente queste offerte,
spirando prosperità e Salute dalla mano carezzevole.
Ἑστία- Hestia
"[Che significa] casa, dimora, altare, luogo per cucinare,
eschara."
Suda s.v.
Hestia (Histie in ionico) non è solo il nome della Dea, è anche la
parola per indicare il focolare, e anche i due generi più comuni di
altare, Βωμός ed Ἐσχάρα. Il "sacro altare" (Il.2.305), designa uno
spazio sopraelevato, mentre l’eschara "è il nome per un altare non
sopraelevato, ma posto nel suolo, o cavo." (Suda s.v.) I due altari
servono anche per scopi differenti: il bomos è per gli Dei dell’Olimpo,
l’eschara per le divinità ctonie e per gli Eroi, infine per gli Dei
sotterranei (hypochthonioi) bothros e megara (Porph. de Antro 6).
Hestia è una Dea molto amata e molto veneranda: nell’Inno ad Aphrodite
si dice di Lei che è la più anziana (in quanto prima figlia di Rhea e
Kronos) e la più giovane fra le Dee (in quanto fu l’ultima ad essere
rigettata dal padre), è detta "Fanciulla Regale" (Hes. Theog. 453, &c.;
Hom. Hymn. Aphr. 22; Apollod. I 1. § 5): "si afferma poi nel mito che
Ella fosse sia prima sia ultima per il fatto che in Lei si risolvono le
realtà da Lei generate, e da Lei si costituiscono: secondo questa
considerazione, anche nei sacrifici, gli Elleni procedevano da Lei per
prima e finivano con Lei per ultima." (Corn. Comp. 28)
Quando la guerra per detronizzare Kronos ebbe termine, Apollo e
Poseidone La domandarono in sposa, ma Ella rifiutò e giurò su Zeus che
sarebbe sempre rimasta vergine, e per questo Zeus Le concesse di
rimanere presso la Sua casa (Hom. Hymn. Aphr. 24), per questo Orfeo dice
"Regina che hai la casa in mezzo al fuoco perenne, grandissimo". Hestia,
con Artemide ed Atena, è l’unica fra Immortali e mortali ad essere
immune dal potere di Aphrodite, per questo nessuno può averLa in sposa;
una volta Priapo, dopo un banchetto con tutti gli Dei, cercò di averLa
ma il raglio di un asino La svegliò e, gridando, fece fuggire Priapo
terrorizzato (Ovidio, Fasti 6. 319).
Hestia, Apollo e Poseidone sono strettamente legati nel culto, come a
Delfi dove venivano venerati insieme. In effetti il culto Delfico, il
fuoco Delfico sempre acceso, e la presenza di Hestia in quel luogo
estremamente sacro allude al sacro focolare dell’intera Ellade
("focolare comune" dice Plutarco). Omero dice: "Hestia, tu che curi la
sacra casa del Signore Apollo, Colui che colpisce da lontano, nella
divina Pito, con dolce olio che sempre gocciola dalle tue chiome, vieni
ora in questa casa, vieni, Tu che hai una sola mente con Zeus
sapientissimo, avvicinati e concedi grazia al mio canto." (Inno Omerico
24 a Hestia).
Hestia e Poseidone sono connessi anche nel centro panellenico di
Olimpia, e la Loro associazione in due dei luoghi più sacri dell’Ellade
non è certo un caso (Paus. v. 26. § 26, x. 5. § 3).
In stretta associazione anche con Hermes (cfr. ad Olimpia: associati nel
trono di Zeus- Paus. v, 26, 3; altare in comune ad Oropo, insieme ad
Amphiarao- Paus. i, 34, 3), tanto che l’Inno Omerico (29) ad Hestia,è
dedicato anche al Dio: "Hestia, nelle dimore più alte di tutte le cose,
degli Dei immortali e degli uomini che camminano sulla terra, Tu hai
ricevuto una dimora eterna e l’onore più alto: gloriosa è la Tua parte e
il Tuo diritto. Senza di Te infatti è impossibile per i mortali tenere
un banchetto, in cui uno non libi dolce vino in offerta a Hestia,
all’inizio e alla fine. E Tu, uccisore di Argo, figlio di Zeus e Maia,
messaggero degli Dei beati, portatore della verga d’oro, datore di bene,
sii favorevole ed aiutaci, Tu ed Hestia, la venerabile ed amata/cara.
Venite e dimorate in questa casa gloriosa, insieme in amicizia; perchè
Voi, ben conoscendo le nobili azioni degli uomini, aiutate la loro
sapienza e forza. Salve, figlia di Crono, e anche a Te, Hermes,
portatore della verga dorata! E io mi ricorderò di Voi, e di un altro
canto ancora."
Il legame fra Hestia e Demetra è profondissimo (entrambe sono assimilate
a Rhea), infatti uno straordinario verso citato "dagli Inni (Orfici)"
recita: "Δημήτηρ [Ῥ]έα Γῆ Μή[τ]ηρ Ἑστία Δηιώι" (ZPE 47 (1982)
p.300, col. 12)- e quest’ultimo è uno specifico titolo di culto di
Demetra ad Eleusi. Questo ci porta a ricordare la misteriosa figura del
"fanciullo del focolare", pais aph’hestias, nei Misteri Maggiori di
Boedromion; appaiono su diverse iscrizioni, liste che comprendono quasi
esclusivamente sacerdoti (cfr. I.G. II2, 1092), tanto che Porfirio (De
Abstinentia, IV, 5) equipara questi paides ai sacerdoti, paides che "nei
Misteri rendono gli Dei propizi a tutti coloro che sono stati iniziati,
fino al primo grado, cosa che i sacerdoti sono in grado di fare
sacrificando per tutta la popolazione, attraverso la pietà religiosa
(eusebeia), inducendo gli Dei a prendersi cura del benessere di quelli
che dipendono da loro." L’hestia cui si fa riferimento è, a livello più
‘semplice’ quella del Pritaneo: il fanciullo (o la fanciulla) è il
rappresentante della Polis di cui il Focolare è il simbolo: il fanciullo
è scelto a sorte dal Basileus fra le più nobile famiglie ed è iniziato a
spese pubbliche (Bekker, Anecdota Graeca (p. 204); in senso generale, è
la "guida degli iniziati", in un certo senso, il prototipo del primo
iniziato, dal momento che hestia e archè hanno una stretta relazione
(vedi sotto "aph’Hestias archomenos").
A proposito del legame fra Hestia e Demetra, possiamo anche ricordare
una scena degli Uccelli (846 ) di Aristofane, una scena in cui si parla
di un maialino dedicato ad Hestia (quando invece "ufficialmente" le
vittime a Lei consacrate dovevano essere solo mucche di non più di un
anno di età) e si sa bene che il sacrificio di porcellini era un
carattere essenziale delle Thesmophorie e dei sacrifici alle Due Dee.
Inoltre: "il dominio del quadrilatero appartiene a Rhea, Aphrodite,
Demetra, Hestia ed Hera." (Plut. De Iside 30) Cornuto (Comp. 28) tratta
di Hestia e Demetra congiuntamente: "bisogna parlare di Demetra e di
Hestia: ebbene, sia l’una che l’altra non sembra essere diversa dalla
terra. Infatti, questa gli antichi chiamarono Hestia per il fatto che è
sempre salda [oppure perchè dalla natura questa è stata posta nel luogo
più interno, oppure perchè l’intero cosmo sta su di essa come su un
fondamento], mentre, per il fatto che, come una madre, essa fa crescere
e nutre tutte le cose, la chiamarono Demetra, come se fosse ge- méter, o
Deò Meter, per la ragione che sia essa stessa sia quanto è su di essa è
offerto in abbondanza agli uomini da spartirsi e da mangiare…e ad Hestia
è stato attribuito il fuoco perpetuo, per il motivo che sembra essere
anche questo ente, forse perchè tutti i fuochi presenti nel cosmo
traggono nutrimento da lì (Hestia come Terra e Fuoco, cfr. Eraclito,
Alleg. 41) e risultano costituiti per mezzo di questa…" Possiamo anche
dire che le interpretazioni su Hestia sono sostanzialmente due: quelle
dei physikoi, secondo cui Hestia è la Terra (a causa della fermezza e
saldezza- hestanai- così per Porfirio e Cornuto), infatti Suda "Essi
rappresentano Hestia- ossia, la Terra- come una donna che tiene un
tamburo" e anche "Sofocle nell’Inaco dice che la Terra è la Madre degli
Dei, nel Trittolemo invece che lo è Hestia." (fr. 12 del testo sui
frammenti orfici, Kern), mentre i theologoi La vedono come essenza,
essere: così Proclo, ma anche Porfirio, quando dice che esistono due
forme della Dea, una collegata all’ousia e l’altra alla terra: le due
cose non sono assolutamente in contrasto, rappresentano al contrario
diversi livelli di manifestazione della monade di Hestia. Platone
afferma che "a proposito del termine che noi chiamiamo ousia (essenza,
sostanza) ci sono anche di quelli che la chiamano essia ed altri ancora
osia. In primo luogo dunque dal secondo di questi nomi avviene secondo
ragione che l’ousia delle cose sia chiamata Hestia e che poi noi diciamo
che è (estin) quello che ha parte dell’essenza delle cose, e secondo
questo venga giustamente chiamata Hestia. Sembra infatti che anche noi
anticamente chiamassimo essia l’ousia. E ancora pensando ai sacrifici si
può considerare che valutassero a questo modo coloro che posero i nomi:
è verosimile infatti che prima che a tutti gli Dei sacrificassero ad
Hestia coloro che denominarono essia l’ousia di tutte le cose. Ma quanti
invece la denominarono osia, molto verosimilmente questi, secondo il
pensiero di Eraclito, pensarono che tutte le cose esistenti sono in
movimento e nulla resta fermo; dunque se causa e principio del loro
essere in movimento è l’othoun (spingere, mettere in moto) di qui sta
bene chiamarla osia (forza che provoca il movimento)." (Platone, Cratilo
400d – 401b) Proclo così commenta questo passo: "Kronos in unione a Rhea
genera Hera ed Hestia, che sono coordinate alle cause demiurgiche.
Infatti Hestia imparte da se stessa a tutti gli Dei una permanenza che
non viene meno, stabilità in Loro stessi, ed essenza
indissolubile…Hestia dimora in se stessa, possiede una verginità
inviolabile, ed è causa di identità per tutte le cose…Hestia non
manifesta l’essenza, ma la saldezza ferma e permanente dell’essenza in
se stessa; per questo la Dea viene alla luce dal possente Kronos."
Damascio (De princ. 283): "due divinità generative, l’una più secondo
quanto è mosso, l’altra più secondo quanto è fermo, dico Hera ed Hestia:
questa che stabilisce gli Dei che procedono verso questo tutto, quella
che chiama tutti alla processione." Questo passo si riferisce
all’immagine presentata da Platone nel Fedro (247a): "Zeus, il grande
sovrano che è in cielo, procede per primo alla guida del carro alato, dà
ordine a tutto e di tutto si prende cura; lo segue un esercito di Dei e
demoni, ordinati in undici schiere. La sola Hestia resta nella dimora
degli Dei." A proposito dello stesso passaggio, ecco quello che dice
Proclo nella Teologia (VI 18): "avendo diviso la dodecade in due monadi
e una decade, fa dipendere tutte le cose dalle due monadi e inoltre
tramanda ciascuna di queste due monadi come agente sulla monade che la
segue; e l’una la chiama "di Zeus", l’altra la chiama "Hestia." Ossia,
appunto, la prima monade di Zeus guida la processione degli Dei- la
decade- mentre Hestia- seconda monade- rimane a custodire la casa degli
Dei." Tutto il capitolo successivo (21) è dedicato a questo tema: "qual’è la divisione in due monadi ed una decade degli Dei sovrani non
vincolati, e qual’è il loro carattere specifico". Zeus ed Hestia sono le
monadi in quanto "hanno ricevuto un livello più sovrano" e tutti gli
altri Dei hanno un rango ‘inferiore’ rispetto alle due monadi: "a questi
(il "grandissimo Zeus" ed Hestia) è a sua volta coordinata la sovranità
degli Dei restanti, che hanno un rango inferiore" (VI, 21, 94, 10). La
ragione della superiorità di Zeus ed Hestia sugli altri Dei
‘non-vincolati’ è così spiegata in modo chiarissimo: "(Zeus)
preesistendo negli Dei non-vincolati, da un lato eleva il coro al suo
seguito, formato dagli Dei e anche dai generi che sono a noi superiori,
e rende partecipe la molteplicità convertitasi verso di Lui della bontà
paterna, dall’altro comanda tutte le altre serie che sono soggette ai
dodici Dei…Gli Dei che dipendono dalla decade partecipano anche di
queste due monadi; ma Zeus essendo causa di movimento per tutti gli
esseri, è guida sovrana del loro cammino verso l’intelligibile, mentre
Hestia fa risplendere su tutti la potenza stabile ed
inflessibile…Hestia, in virtù del suo permanere inflessibile ed
incontaminato in se stessa, si congiiunge ai principi causali
primi…Hestia fornisce agli Dei encosmici la loro propria incontaminabile
stabilità in se stessi, mentre Zeus il movimento elevatore verso le
entità prime…pertanto si deve dire che tutto il carattere della
stabilità, immutabilità e del permanere sempre allo stesso modo,
perviene a tutti gli Dei encosmici da parte dell’Hestia sovraceleste; ed
è in virtù di quest’ultima che i poli e gli assi, intorno ai quali
ruotano le sfere con i loro movimenti rotatori ciclici sono tutti
immobili; e si deve dire in particolare che le totalità stesse delle
rivoluzioni sono poste in modo stabile, che la terra permane immutabile
nel mezzo (dei pianeti) e che i punti cardinali hanno una salda
ripartizione."
A loro volta, i dodici Dei sono divisi in triadi, ed Hestia- insieme ad
Atena ed Ares- fa parte della "triade guardiana ed immutabile": "primissima nella triade guardiana ed immutabile è Hestia, poichè
conserva in se stessa l’essere delle realtà determinate ed incontaminata
la loro essenza; ed infatti Socrate nel Cratilo le ha attribuito il
livello più elevato in considerazione del fatto che Ella contiene la
sommità della totalità dell’universo." (Theol. Pl. VI 22)
Hestia rappresenta il focolare- della casa come della città o
dell’intero stato- e tale focolare è considerato il centro sacro della
vita domestica (cfr. Esch. Sette contro Tebe 275). Hestia dunque è
identificata con la casa stessa: "Hestia è principalmente il fuoco sacro
della casa; e la Dea è chiamata Hestia anche perchè si pensa che le case
siano state fondate/create (synestanai) da Lei: ed Hestia si chiama
tutta la casa, dalla zona del focolare." (Eust. in Odyss. s.v.) Si narra
che abbia anche insegnato agli uomini la costruzione delle case: "e a
causa di questo Suo atto benevolo praticamente tutti gli esseri umani
hanno posto un santuario della Dea in ogni casa, accordandoLe onori e
sacrifici." (Diod. v. 68, 1). Quando si fondava una casa, essa era
dedicata alla Dea (cfr. l’ altare da Delo con l’iscrizione "Zopiro
figlio di Zopiro dedica la casa a Hestia", in Pryce, F N; Smith, A H,
Catalogue of Greek Sculpture in the British Museum, I-III, London, BMP,
1892 n° 1154)
E’ anche la Dea che si prende cura della vita domestica e che dispensa i
Suoi favori in questa sfera particolare (in particolare, la protezione
delle case- cfr. schol. Arist. Pluto 395). Ad esempio, la cottura del
pane e di tutti i cibi è sotto la Sua protezione; come focolare della
casa è anche l’altare privato per le offerte giornaliere del culto
domestico e per i sacrifici agli Dei Hestiouchoi, ossia gli Dei
domestici: "Vicino al focolare (histìei): altare domestico…questo è
l’altare degli Dei, che accoglie i sacrifici e le libagioni quotidiane."
(Schol. Erga 734). Da notare che l’ "ἑστία" è assolutamente
distinto dall’altare domestico di Zeus, "βωμὸς Ἑρκείου Διὸς", che invece
si trova all’esterno (cfr. Eustath. ad Od. 22. 335) Dal momento che
Hestia protegge la vita domestica, è pregata perchè protegga anche le
famiglie e la discendenza, come nella bellissima preghiera di Alcesti: "stando di fronte all’altare della Dea del focolare, ella fece la sua
preghiera: "Signora, poichè sto per andare ora sotto la terra, come mia
ultima preghiera Ti chiedo di prenderti cura dei miei figli orfani: fai
sposare a mio figlio una donna amorevole e dai a mia figlia un nobile
sposo. E possano essi non morire prima del tempo, come la loro madre, ma
che vivano le loro vite felicemente in questa terra ancestrale!" (Eur.
Alc. 165) Da non dimenticare che l’importante rituale dell’amphidromia,
con cui in Atene un bambino veniva riconosciuto dal padre, si svolgeva
attorno all’altare domestico di Hestia (Arist. Lys. 757) Da notare che,
dai molti scavi condotti, risulta che numerose case erano sprovviste di
un focolare fisso, e disponevano invece di un braciere principale che
probabilmente sostituiva il focolare fisso (cfr. B. Tsakirgis, "Fire and
smoke: hearts, braziers and chimneys in the Greek house", British School
at Athens 2007, pp. 225-231)
Il potere insito nel focolare era venerato in modo continuo, ma vi si
allude per cenni (essendo Hestia una delle Dee meno note della
Tradizione Ellenica): tale focolare è inamovibile (anche per questo, nel
mito, Hestia non partecipa mai alle processioni degli Dei) e se per caso
viene spento, per lutto o conquista (cacciare o annientare una famiglia
si dice "distruggere il focolare"; quando un uomo muore, si estingue il
suo focolare- cfr. Plut. Mor. 296F- 297A) non può essere riacceso con
mezzi normali, ma dev’essere riacceso con la pietra focaia, oppure
usando degli specchi che riflettano i raggi del Sole. (Callim. Hymn. in
Del. 325, in Cer. 129; )
La Dea è anche identificata con la tavola (trapeza) a cui si mangia,
definita come "altare della casa e di tutti quanti donano il cibo
(durante un banchetto)" (Schol. Erga 342), infatti: "Θυωρός,
letteralmente [significa] tavola per il sacrificio. Ferecide usava dire
che gli Dei chiamano la tavola (trapeza) thyoros, tavola sacra/per il
sacrificio." infatti la consumazione dei pasti deve sempre iniziare e
concludersi con un’offerta a Hestia. (Suda s.v. Θυωρός; cfr. Diog.
Laert. 1.119) Plutarco (fr. 95 Sandbach) si riferisce alla trapeza e ne
spiega l’origine, dicendo che, offrendo agli Dei una porzione di ciò che
mangeremo, si santifica tutto il pasto, e questa è l’origine del porre
delle porzioni del sacrificio sulle tavole. La ‘trapeza’ è infatti anche
presente nei santuari: "ci sono tavole nei santuari, su cui si pongono
le offerte." (schol Pluto 672-81; cfr. Serv. Aen. 8.279); uno dei
migliori esempi sopravvissuti è la trapeza in pietra nel tempio di
Apollo Zoster in Attica (Arch. Delt. [1927-28], fig. 35) direttamente
nel centro della cella, di fronte al basamento della statua di culto.
Un’espressione molto comune è "aph’Hestias archomenos" cominciare da
Hestia, un detto proverbiale come segno di un vero e proprio inizio
(iniziare dall’inizio): "infatti nelle libagioni si inizia da Hestia,
fra tutti gli Dei… ed era costume offrire ad Hestia le primizie/le prime
offerte" (schol. Arist. Vespe 826; Soph. fr. 658)
I giuramente più solenni si fanno sulla Dea del focolare (Aristoph.
Pluto 377; Aeschin. 2 45, in riferimento al Pritaneo: cfr. "chiamo a
testimone Hestia Boulaia" Dinarch. fr. XIX.2 Conomis) Il Pritaneo, ed il
suo focolare nello specifico, era anche il rifugio dei supplici (Plut.
Mulier. 17; Hom. Od. xiv. 159; Andokides 1.44.2; Eustath. ad Hom. p.
1579). Il Pritaneo era infatti "un luogo per custodire il Fuoco, dove vi
era uha fiamma eterna ed essi usavano pregare." (Suda s.v. Πρυτανεῖον )
Da questo fuoco si attingeva nel momento in cui si partiva dalla Patria
per fondare una colonia, in modo che si conservasse la continuità (Pind.
Nem. xi. 1, e schol.; Parthen. Erot. 18; Dion. Hal. ii. 65; schol. ad
Aelius Aristides 103.16, pp. 47-48 (ed. Dindorf). Non solo: essendo il
fuoco sacro custodito nel Pritaneo, il fuoco per tutte le celebrazioni
pubbliche veniva tratto da lì e di conseguenza anche numerose
processioni partivano da lì o vi passavano- fra le altre, l’eisagoge
delle Grandi Dionysia e la processione in onore di Bendis (Arist. Pol.
1322b26). Da notare che, secondo Platone (Leggi 745b), Hestia, Zeus ed
Atena sono le tre divinità che devono essere venerate sull’Acropoli.
Poichè lo Stato è solo una famiglia allargata, Hestia denota quindi
anche il sacro fuoco di una città, che simboleggia l’armoniosa
compartecipazione dei cittadini alla vita comune e il fatto che, come in
una famiglia, vi sono culti comuni della Patria e degli Antenati. Hestia
come fuoco della città è detta Hestia Prytanitis, del Pritaneo: come
afferma Dionigi di Alicarnasso (Ant. Rom. 2.65.4), il Pritaneo di
qualsiasi Stato Ellenico è generalmente sacro ad Hestia, il cui culto "è
supervisionato da coloro che hanno il potere supremo nella polis."
Non si tratta in modo specifico di sacerdoti- hiereis- bensì di
ufficiali- archontes, basileis, prytaneis- che devono prendersi cura dei
sacrifici che hanno a che vedere con la ‘koine hestia’, il Focolare del
Pritaneo (Arist. Pol. 1322b26-28) In diverse città (in particolare,
Sparta nell’età imperiale; per le fonti cfr. M. Kajava, "Hestia Heeart,
Goddess and Cult", Harvard Studies in Classical Philology, vol. 102
(2004) pp. 1-20), troviamo il titolo ‘hestia poleos’, riferito a donne
nobili; a questo titolo, ricorrente nelle iscrizioni, sono state date
diverse interpretazioni: alcuni ritengono sia un sacerdozio civile che
ha a che vedere con l’Hestia della polis; altri ritengono si tratti di
un titolo onorifico, riservato in particolare ad alcune sacerdotesse
(soprattutto quella di Demetra); altri ancora ritengono si debba
scrivere ‘Hestia poleos’, sottointendendo un’identificazione con la Dea.
E’ significativo che molte delle hestiai abbiano anche il titolo di
‘thygater poleos’, figlia della città, una relazione fra la donna
illustre e la città che veniva ufficializzata durante un rituale che
aveva luogo presso il focolare pubblico nel Pritaneo (cfr. IG X 2.2.57:
dedica ad Hestia Boulaia "Dea del focolare civico, Dea famigliare della
città").
A Lei sono dedicate invocazioni come Dea del focolare comune della Polis
e protettrice dei governanti:
"Hestia dal trono d’oro, Tu che accresci la grande prosperità dei
gloriosi Agathokleadai, questi uomini prosperi, mentre siedi nel mezzo
della città accanto al fragrante Peneo nelle valli che nutrono le pecore
della Tessaglia. Da lì Aristotele giunse alla fiorente Cirra, e fu due
volte incoronato, per la gioia di Larissa che doma i cavalli…"
(Invocazione ad Hestia come Dea del Focolare di Larissa; Bacchilide,
14B)
"Figlia di Rhea, guardiana delle assemblee, Hestia, sorella
dell’altissimo Zeus, e di Hera che condivide il Suo trono, dà il
benvenuto con buona volontà nella Tua sala ad Aristagora, e ad i suoi
seguaci con mente propizia, davanti al Tuo scettro glorioso. Poichè
essi, onorandoTi, sorvegliano e proteggono l’isola di Tenedo ed
assicurano il suo benessere. Prima fra tutti gli Dei essi venerano Te
con molte libagioni di vino e molte vittime, e la lira risuona per Te,
ed il canto. E sulle loro tavole ben preparate, mai vuote, i riti di
Zeus, il padre ospitale, ricevono il dovuto onore." (Pindaro, Ode Nemea
11,1)
In connessione con il focolare, Hestia è anche l’altare ed il Fuoco
sacrificale, per questo è la Dea che presiede ai sacrifici, cui è sempre
offerta la prima e l’ultima offerta di ogni sacrificio; non solo,
essendo la Dea che presiede al sacrificio, Le era assegnata una parte in
tutti i sacrifici in tutti i templi di tutti gli Dei (Hom. Hymn. xxxii.
5; Pind. Nem. xi. 5; Plat. Cratyl. p. 401, d. ; Paus. v. 14. § 5; Schol.
ad Aristoph. Vesp. 842 ; Hesych. s. v. aph hestias archomenos).
Hestia simboleggia appunto l’essenza di tutte le cose ed il fuoco che
tutte le anima, "dimora degli Dei beati, forte sostegno dei mortali"
dice Orfeo; il sacro focolare non è solo quello della casa o dello
stato, ma dell’intero universo (per questo la Dea dimora nella casa di
Zeus "che si trova al centro dell’universo")- impossibile non citare, a
questo punto, un passo di Plutarco (Numa 11) a proposito di Vesta e
delle analogie fra le due Dee: "si dice che Numa edificò il tempio di
Vesta, dove veniva custodito il fuoco perpetuo, di forma circolare, non
in imitazione della forma della terra, credendo che Vesta fosse la
terra, ma dell’intero universo al centro del quale i Pitagorici pongono
l’elemento del Fuoco, e lo chiamano Vesta ed Unità…" Come
dice assai giustamente Cicerone (De Natura Deorum 2. 27): "la Dea che
essi chiamano Hestia. Il Suo potere si estende sugli altari ed i
focolari, e perciò tutte le preghiere e tutti i sacrifici terminano con
questa Dea, perchè Ella è la guardiana delle cose più interne."
Hestia non aveva quasi per nulla nè sacerdoti (piuttosto, ‘ufficiali
pubblici’, come abbiamo visto) nè templi in Ellade (a parte quello di
Hermione dove non c’era la statua ma solo un altare: Paus. ii. 35. § 2)
e non ce n’era bisogno perchè appunto, una parte in qualsiasi sacrificio
Le spetta; conosciamo un’associazione di devoti di Hestia, οἱ Ἑστιασταί,
a Rodi (IG12(1).162.8) e sappiamo che esisteva un santuario di Hestia al
Pireo, retto dal genos dei Krokonidai, un genos che aveva anche un ruolo
di primo piano fra le famiglie sacerdotali di Eleusi. (IG II2 1214;
1229)
I sacrifici specifici dedicati a Lei comprendono sempre le primizie,
acqua, olio e vino (Hesych. l. c. ; Hom. Hymn. xxxi. 3, xxxii. 6; Pind.
Nem. xi. 6). Sempre nelle offerte a Lei dedicate, sappiamo che nè se ne
partecipa nè si portano lontano dal luogo del sacrificio: "stiamo
sacrificando ad Hestia. Una frase proverbiale per riferirsi a cose che
non vengono portate via dal luogo del sacrificio." (Suda s.v.
Ἑστίᾳ θύομεν)- "infatti esiste un proverbio: ‘sacrificare ad Hestia’. Il
proverbio è rivolto contro coloro che non condividono facilmente con
qualcun’altro. Perchè era abitudine presso gli antichi, quando
sacrificavano ad Hestia, non dare a nessuno una parte del sacrificio."
(Suda s.v. Ἱστίον ) Il Suo colore è certamente il bianco: "La
attorniano, inoltre, corone (stémmata) bianche, per il motivo che Ella è
cinta (stéphestai) e coperta da ogni parte dall’elemento più bianco."
(Corn. Comp. 28)
Sognare "Hestia in persona e le sue immagini corrispondono al consiglio
della città e alla cassa delle entrate pubbliche; per un privato
rappresentano la sua stessa vita, per un capo e per un re la forza del
suo potere." (Artem. Oneirocr. II 37)
|