Kairos

 


Kairós – cenni
(Testo scritto da Daphne Varenya Eleusina)




“L‘eptade è un numero che possiede la natura del momento opportuno/Kairós.” (Proclo, in Tim. III 270 – come confermato anche dal fatto che “…. i Pitagorici definiscono il 7 come καιρός, cf. “questo numero genera il tempo, come dicono anche i Pitagorici, ed è di considerevole importanza per gli esseri viventi sulla terra e per le età dell’uomo”, a causa della sua connessione con i cicli della Luna attorno al Sole, e perché i processi di crescita e sviluppo sono misurabili in gruppi di sette (κατὰ ἑβδομάδα) – cf. Calendario Religioso)

-Digressione su Kairós, ossia “il breve momento in cui le cose sono possibili”, il ‘momento propizio’, il più giovane fra i figli di Zeus, Kairós Olympios assai simile a Dioniso [Paus. 5. 14. 9; Callistr. Descr. 6] – “Tu chi sei?” “Kairós che sottomette tutte le cose (πανδαμάτωρ – di solito, nome associato a chronos, tempo, cf. Simon. fr. 26,5 Page e Bacch. 13,205)” … “Perché l’artista ti ha modellato?” “Per te, straniero, e mi ha innalzato nel cortile, come una lezione” [APl 275]. Kairós porta un rasoio nella destra – “come un segno per i mortali che Io sono più tagliente di ogni cosa tagliente” – ed una bilancia nella sinistra [Him. Or. 13]. Oltre agli altri dettagli, Tzetzes [epist. 70, pp.100] aggiunge la rara notizia dell’appoggio dei piedi alati su una sfera (“perché sono sempre in movimento”), ribadisce la presenza del ciuffo sulla fronte e della calvizie dietro la testa (perché una volta trascorso e fuggito via, nessuno può afferrare il Kairós ‘prendendolo per i capelli’ da dietro), ma aggiunge anche altri particolari: il personaggio è nudo (per ribadire il rischio estremo dell’incontro con il Corridore alato, in quanto un corpo nudo sfugge più facilmente alla presa, come spiega Tzetzes) e sordo, perché in tal modo non può essere afferrato o richiamato una volta che è passato avanti, come mostra un uomo raffigurato dietro di lui che invano lo insegue e lo chiama, mentre quello tende dietro di sé una spada (μάχαιρα, variazione del rasoio), dando colpi mortali a quanti sono in ritardo o non sono riusciti ad ‘afferrarlo’. “Se lo hai afferrato, stringilo forte; una volta che è scappato, neppure Zeus potrebbe riportarlo indietro … gli Antichi posero una simile immagine del Tempo, per indicare che l’indolente indugio non deve ostacolare l’esecuzione dei nostri propositi” [Fedro. Fav. V 8] Molti gli esemplari, ad esempio l’esemplare splendidamente conservato nel Museo di Antichità di Torino del II sec. aev. [cf. LIMC V 2, 597], in cui Kairós – giovane, nudo e alato, con un folto ciuffo di capelli sulla fronte e sui lati del volto mentre la nuca è liscia – impugna nella sinistra un rasoio a forma di mezzaluna, su cui poggia una bilancia a due piatti inclinata dalla mano destra che tiene il piattello più basso (l’indice e il mignolo della mano destra sono protesi – qui è stato riconosciuto il gesto apotropaico delle corna – e regolano il piattello più basso, probabilmente per sbilanciarlo, o per determinare i limiti di oscillazione; in ogni modo risulta evidente che l’inclinazione della bilancia è influenzata dalla sua iniziativa). “è evidente il significato di questa iconografia: il momento propizio è sottile e tagliente come una lama di rasoio, attimo dell’autodeterminazione sottratto a Tyche, in cui si pesa tra due sorti e si decide su quale piatto gravare.” (Moreno 2008, 241) Questo elemento della bilancia ricorre nelle scene della psycostasia, pesatura dell’anima, ed è per questo che Kairós appare anche sui sarcofagi (cf. Zaccaria Ruggiu 2006, 105; nella posizione corrispondente – lato breve – dove talvolta troviamo invece l’anima accompagnata da Hermes di fronte a Plutone).


Del resto, ecco il perché della celebre formula mistica: “sigilla le tue parole con il silenzio e il silenzio con il Kairós” – Non per niente Eleusi è il luogo in cui “la Dea veneranda mostra i sacri riti ai mortali sulla cui lingua è anche posta la chiave d’oro dei sacerdoti Eumolpidi” (Soph. OC. 1051) Ad ogni modo, è pur certo che Kairós, reggendo e riequilibrando la bilancia in base alle azioni umane (perché non è un Dio della ‘fatalità’ e dipende dall’essere umano, come sempre, il riuscire a coglierlo oppure no), conceda anche la liberazione dal peso schiacciante del Fato/fili del Destino (= desmoi della generazione – Leggi Fatali). Si ha a che fare naturalmente con una dotrina mistico-religiosa della scelta dell’anima in rapporto al suo destino complessivo, caratterizzato appunto dalle sue scelte volontarie – infine, l’anima in forma di farfalla appare in mano a Kairós insieme alla bilancia (gemme cat. nt. 10 e 11), ed assume il carattere di oggetto della pesatura in quanto è stata soggetto che ha preso, durante l’incarnazione in un corpo, la decisione di far tracollare o meno la bilancia. E’ tenendo conto di tutto ciò che si deve comprendere ed applicare la decima Legge Delfica, “conosci il Kairós”, cui si conforma il detto di Pittaco ‘Γίγνωσκε καιρόν’ (Ludus septem sapientum, 59s. Green). In Ausonio (Epigr. 12 Green/Kay) compare di fatto un’importante figura femminile accanto a Kairós, ed è Metanoia: un esemplare in pietra calcarea del Museo del Cairo – databile al III/IV sec. e quindi all’incirca coevo di Ausonio – presenta una figura alata in veste militare (Kairós), con diadema in testa e una ruota radiata nella mano sinistra, in alto a sinistra una piccola bilancia, in basso due figure femminili, una distesa sotto i suoi piedi, panneggiata e in atto di portarlo in volo (Pronoia), l’altra di fianco a sinistra, seduta e con una mano che sorregge la testa in segno di dolorosa meditazione, Metanoia – da alcuni invece identificata, a ragione direi, con hybris; del resto, qui come altrove, l’iconografia di Kairós sfuma decisamente in quella propria di Nemesi….