Riti matrimoniali

 

Riti matrimoniali
Testo scritto da Daphne Varenya Eleusina
(Versione in pdf con repertorio iconografico qui)





"Il matrimonio è il mistero per eccellenza."
(Men. orat. in Rhet. Gr. III pp. 408, 12 ss)

"Ad Aphrodite è stato assegnato il tempo nella vita delle fanciulle in cui esse devono sposarsi, e il
resto delle osservanze che sono ancora oggi parte delle cerimonie nuziali, insieme ai sacrifici e alle
libagioni che gli uomini offrono a questa Dea." (Diod. 5.73.2)

Periodo e modelli divini- Hierogamia/Theogamia 

Processione nuziale- Demetra, Dioniso e una Dea guidano la processione. Attica, 520 aev. ora al Walters Art Museum.


"Il mese attico di Gamelion, dedicato alle nozze, cui presiede Hera nuziale (Γαμηλία)" è il settimo mese del calendario e cade sempre in pieno inverno, essendo il mese che sempre segue il Solstizio Invernale- per questo è anche il primo mese del calendario solare, quello secondo cui si contano gli anni. Infatti, a proposito delle nozze, ricorda Aristotele nella Politica: "la stagione dell'anno deve essere presa in considerazione; secondo la nostra usanza attuale, le persone generalmente limitano i matrimoni alla stagione invernale, e a ragione. I precetti dei fisici e dei filosofi naturali a proposito della generazione devono essere studiati dagli stessi genitori." La stagione invernale è sempre stata riconosciuta, fin dall'età omerica, come il periodo dell'anno in cui è più opportuno celebrare i matrimoni, infatti "il Dio ha concesso un buon matrimonio nella stagione invernale."

Il mese prende il proprio nome dal fatto che in esso si celebrano i matrimoni ed è appunto sacro a Hera, e in questo mese "gli Ateniesi celebrano una festa che chiamano nozze sacre di Zeus ed Hera." La data precisa di questa festa rimane da stabilire: il calendario di Torico dice semplicemente: "nel mese di Gamelion, per Hera, per lo Hieros Gamos..."

Certo è che i matrimoni devono cadere lontani dalla Luna Piena, e che il primo giorno del mese dei matrimoni è una data assai indicata, infatti: "gli Ateniesi sceglievano per i matrimoni i giorni verso la congiunzione e compivano allora le Theogamia, pensando conformemente a natura che quello
fosse il primo matrimonio, trovandosi la Luna in congiunzione con il Sole." Lo conferma anche un passo delle Supplici di Euripide, in cui si allude chiaramente alla congiunzione di Sole e Luna, e quindi all'inizio del nuovo mese: "Quale luce, quale radianza il carro del Dio del Sole fa risplendere, e la Luna sopra il cielo, dove essi corrono attraverso la tenebra, nel giorno in cui la città di Argo ha levato il suo canto di gioia al mio matrimonio." Non è secondario ricordare che uno scolio a Teocrito ci informa che gli uomini innamorati rivolgevano le loro preghiere al Sole, le donne alla Luna.

Bisogna però anche ricordare che il 27 del mese, il calendario di Erchia prevede sacrifici alla Kourotrophos, a Poseidone, a Hera Teleia e Zeus Teleios, tutti sull'altare di Hera ad Erchia. (Sacrificio di un maialino alla Kourotrophos, di una pecora adulta ad Hera (la pelle alle sacerdotesse), una pecora adulta (M)a Zeus Teleios, e di una pecora adulta (M) Poseidone).

I calendari dei demi, le citazioni e frammenti di calendari privati fanno pensare che questa festa fosse celebrata sia pubblicamente sia privatamente; pubblicamente, in quanto tutta la polis onora le nozze sacre degli Dei, ma anche privatamente, in quanto per tutte le coppie sposate cadeva in questo periodo l'anniversario del matrimonio- quale miglior modo per celebrare se non onorando le divinità che hanno reso possibile un tale legame?

Si può quindi ipotizzare che siano due le date principali, l'inizio del mese di Gamelion e quindi il ventisettesimo giorno- e questo vale anche per la celebrazione dei matrimoni dei mortali, dal momento che, come abbiamo visto, da quello degli Dei proviene quello degli uomini.


Hera delle Nozze, che solleva il velo. Dall'Ellade, V secolo, ora al Boston Museum.


Hera infatti è celebrata come Teleia e Zygia, Colei che presiede alle unioni: "a Lei infatti sacrificano le fanciulle durante i sacrifici che precedono il matrimonio (proteleia, vedi sotto), e ad Artemide e alle Moire." Dunque Zeus Teleios ed Hera Teleia presiedono alle nozze: "Hera Teleia e Zeus Teleios usavano essere onorati durante i matrimoni, essendo i guardiani delle nozze. Il matrimonio è il ‘telos' (fine, rito..). Quindi il sacrificio che si celebra prima del matrimonio è detto proteleia (che precede il rito matrimoniale). Da notare che la perfezione (teleiotes) che naturalmente spetta all'uomo è di due generi: la cognitiva, che chiamiamo conoscenza, e l'appetitiva, che chiamiamo virtù."

Che la funzione specifica di Hera Teleia sia quella di presiedere alle nozze è chiaro, perché "Hera Teleia, sposa del letto nuziale di Zeus" è causa delle generazioni (e degli inizi, ed è per questo che il primo mese solare è quello in cui si celebrano i matrimoni). Così canta il coro delle Tesmophore nella commedia di Aristofane: "Leviamo un inno ad Hera Teleia come è appropriato; Ella si diletta del coro e custodisce le chiavi del matrimonio." Infatti, fra i Thesmoi di Demetra rientra anche l'unione matrimoniale che porta perfezione e compimento nella vita umana; Demetra ed Hera inoltre, discendendo dalla monade di Rhea, appartengono entrambe alla serie delle Dee generatrici di vita.

Inoltre, ad Aphrodite spettano la supervisione delle fanciulle, gli anni in cui si maritano, e tutte le cose che sono relative alle nozze- nell'Orestea viene invocata a fianco di Zeus Teleios ed Hera Teleia, come protettrice del matrimonio- "e tuttavia, tutti gli uomini fanno i primi sacrifici a Zeus Teleios ed Hera Teleia, perché Essi sono coloro che hanno dato origine e scoperto tutte le cose." Infatti, tutte le cose che Zeus genera in modo paterno, sono generate da Hera, "vivificante fonte di tutte le cose, madre dei poteri prolifici", in modo materno, in quanto Ella, in ciascuna triade, ha sempre il ruolo mediano, quello che Proclo definisce ‘fontale', quello della generazione e prolificazione (delle anime ed intellettiva); per questo il Poeta narra il mito secondo cui Hera domanda la magica cintura ad Aphrodite: l'unione con Zeus rappresenta il processo demiurgico di creazione, cui Hera deve impartire la Bellezza di Aphrodite.

Ovviamente, sono questi Dei a presiedere alle nozze, in quanto hanno stabilito le Theogamia, Nozze Sacre: "così si compì anche il sacro matrimonio (ἱερὸς γάμος) degli Dei immortali, sovrani dell'Olimpo, che generò la Sovrana Rhea: perché un unico letto in cui possano dormire Zeus ed Hera prepara la vergine Iris, che purifica le Sue mani con la mirra." Che Hera e Zeus siano sposati e siano fratello e sorella deve essere interpretato in maniera allegorica, come sostiene, fra gli altri, Plutarco: "Hera viene intesa come l'aria che è una sostanza umida; perciò dice anche ‘ed Hera stese aria densa dinnanzi'; Zeus invece è l'etere, vale a dire la sostanza infuocata e calda ‘Zeus ebbe in sorte il vasto cielo nell'etere'. Furono dunque considerati fratelli a motivo della loro contiguità e somiglianza… come conviventi e condivisori del talamo nuziale, perché dalla loro congiunzione
nascono tutte le cose."


Hera Nuziale e Zeus- dal Tempio di Hera a Selinunte. Museo Archeologico di Palermo.


In Atene dunque, si celebrano nello stesso mese sia lo Hieros Gamos dei Sovrani degli Dei sia i matrimoni dei mortali, che portano a compimento, alla perfezione (telos) grazie alle potenze di queste due divinità. Un accenno al rituale annuale delle Theogamia in Creta si trova in Diodoro Siculo: "gli uomini dicono anche che il matrimonio di Zeus ed Hera ebbe luogo nei pressi di Cnosso, in un luogo vicino al fiume Therenos, dove ora c'è un tempio in cui i nativi del luogo annualmente offrono sacrifici e imitano la cerimonia del matrimonio, nel modo in cui la tradizione narra che si compì in origine."

"Tutto ciò che Omero dice dell'unione di Zeus ed Hera è affermato in modo teologico, ossia simbolicamente e misticamente."

"La vide Zeus che raduna le nubi, e quando La vide, la passione invase il Suo animo saggio, come quando la prima volta si unirono nell'amore…a Lei così disse Zeus che raduna le nubi: "Hera, non devi avere timore che ci veda qualcuno degli Dei o degli uomini: verserò intorno una nube dorata, e non potrà vederci neppure il Sole, che fra tutti ha la luce più penetrante." Così disse il figlio di Crono, e prese fra le braccia la Sua sposa, e sotto di Loro la Terra fece crescere tenera erba, loto rugiadoso, croco e giacinto morbido, fitto, che Li separava dal suolo."

Questo passo dell'Iliade, la celebre e bellissima scena sul monte Ida, era uno di quelli che, secondo Platone, non dovevano essere noti ai più, in quanto non ne comprendevano la simbologia e rischiavano così di attribuire agli Dei caratteristiche umane. Una spiegazione, a parte quelle indagate poco sopra, è che questa scena rappresenti la Primavera- possiamo dire che si tratta dell'interpretazione più semplice, più ‘naturalistica', che ovviamente rimanda alle realtà superiori per analogia: "Omero ha mescolato quest'aria (Hera) all'etere. Per questo Zeus si trova sulla vetta più alta della montagna..qui l'aria, mescolata con l'etere, si confonde con esso in un'unica sostanza. Icasticamente dunque Omero ha detto "Così disse il figlio di Crono, e prese fra le braccia la Sua sposa". L'etere infatti circonda tutt'attorno e abbraccia l'aria che si estende al di sotto di esso. E ha mostrato che il risultato della loro unione e mescolanza è la stagione primaverile "sotto di Loro la Terra fece crescere tenera erba, loto rugiadoso, croco e giacinto morbido, fitto.."

La spiegazione naturalistica, e il riferimento al "Creatore della stagione primaverile che sparse questa nube attorno alla cima dell'Ida", rimandano alla spiegazione più segreta…Quello che si può dire è che in Argo quanto riguardava le nozze di Hera e Zeus era parte di ‘iniziazioni indicibili' e, allo stesso modo, quanto riguardava il matrimonio nella Tradizione veniva classificato, anche dagli autori più tardi come ‘mysteria': "Τέλος ὁ Γάμος"…e "potrai trovarli nei Discorsi Mistici e nei Matrimoni Sacri, di cui parlano le dottrine segrete."

Proclo, nel Commento al Parmenide, riferisce che, quando i Teologici parlano di ‘nozze sacre', si stanno riferendo alla koinonia (unione, comunanza) degli Dei attraverso le coppie divine: "i Teologi hanno preso in considerazione questa comunanza degli Dei nelle divinità coordinate fra di loro (di pari livello), e l'hanno chiamata nozze di Zeus ed Hera, di Cielo e Terra… ed è necessario comprendere la peculiarità di ciascuna, e trasferire una comunanza di tale specie dagli Dei alle Idee l'una con l'altra." Non è certo un caso il fatto che menzioni le nozze di Zeus ed Hera e subito dopo quelle di Urano e Gaia; infatti, questo matrimonio fa parte dei Misteri, e, anche nel Commento al Timeo, Proclo associa la celebrazione dello Hieros Gamos ai Misteri e alla mistica frase rivolta a Cielo e Terra durante le Plemochoai, quello che Ippolito definisce come "il grande mistero nascosto dei Misteri Eleusini" Forse per questo motivo anche la Kourotrophos e Poseidone figurano fra gli Dei cui sono resi onori durante i sacrifici del ventisette a Zeus Teleios ed Hera Teleia; da non dimenticare infine che, esattamente nove mesi dopo le nozze sacre- e i matrimoni dei mortali ricorreva in Pyanepsion, il terzo giorno delle Thesmophoria, la festa di Kalligeneia, ‘la bella nascita'.

(Schol. Il. XVIII 491. 1156; Bekk. Anecd. 228, 26; Arist. Met. 1.6, 535d; Theophr. Hist. Pl. 7.1, 2; Phot. s.v. hieròn gamon; Suda s.v. Teleia, Proteleia; Hesych. s.v. Domos hemitelés; schol. Pind. Nem. 10.31; Olymp. 6, 149; schol Arist. Thesm. 982; Arist. Politica, 7.16, 23; Theocr. Id. 17; Diod. Sic. 5.72.4; Iliade, XIV, 340; schol. Esiodo, Erga 782; Athen. Deipn. VI, 42; Proclo in Parm. II 779, in Tim. I 46-49, 79, III 190, in Polit., p. 388; Eur. Suppl. 990; SEG 26 136 L. 32; schol. Theocr.2 .10; SEG 21 541, 27, 33-42; Paus. 8. 22. 2; Er. Gramm. Quest. Om. 39; Plut. Quest. Om. 96)

Rituali
Il matrimonio ha tre fasi:
-cerimonie pre-matrimoniali, proaulia
-giorno delle nozze, gamos- ekdosis
-cerimonie post-matrimoniali, epaulia
In tutto, la durata canonica è di tre giorni.

Fidanzamento
Precedente alle nozze, c'è il fidanzamento, engye, chiamato anche engyesis (Dem. 46.18; Is. 3.53; Tod, GHI II 100; il verbo engyo significa esattamente "io concedo [una donna] in sposa" Suda s.v. Ἐγγυῶ). Si tratta di una cerimonia abbastanza informale in cui il custode legale della fanciulla (il kyrios) e il futuro sposo (o il suo custode legale) si accordano sulla futura unione. Si può dire che questo 'accordo pre-matrimoniale' sancisca la futura validità, anche legale, del matrimonio e della conseguente discendenza (Dem.59.51–4; 66.18); anzi, bisogna ricordare che il termine engye indica in modo specifico il "vincolo del matrimonio", mentre gamos sta ad indicare più propriamente la sua consumazione (Poll. 3.37–8)

La parola engye rimanda a qualcosa 'posto in mano'; in Menandro (fr. 720) ne abbiamo un buon esempio:
"Pateco: ti do questa fanciulla così che possa portare figli nel mondo all'interno del legame delle nozze.
Polemone: la accetto.
Pateco: accetto di provvedere ad una dote di tre talenti per lei.
Polemone: accetto anche questo- con piacere."

Questa è la formula generale che si pronuncia durante la stretta di mano fra i due uomini: "ti offro la fanciulla in sposa perchè possa darti figli legittimi" (ταύτην γνησíων παíδων ἐπ'ἀρóτῳ σοι δíδωμι- Men. Perikeiromene, 894-895; cfr. Hdt. 6.130)

Perchè tanta importanza alla generazione di figli? Non certo secondo l'ottica giudeo-cristiana, tutto al contrario: la spiegazione la forniscono il divino Proclo (Inno ad Aphrodite) e un passo del Simposio (207a5) del divino Platone: dall'Inno "Altri (Erotes) ancora sempre sono supervisori delle molteplici varietà dei canti nuziali, in modo da produrre una razza immortale di uomini che molto sopportano da un'origine mortale" e dal Simposio: "Il congiungimento dell'uomo e della donna, in realtà, è un dare alla luce. Questo atto, ebbene, è divino, e nell'essere vivente che è mortale vi è questo di immortale, il concepimento e la procreazione...perché la procreazione è ciò che di eterno e di immortale può toccare a un mortale." Non solo, ma anche nelle Leggi, Platone pone come principio della nascita di ogni Stato (721b-c) la relazione coniugale- dunque immortalità propria e della stirpe e dello Stato: "in certo modo il genere umano per una certa sua natura prende parte dell' immortalità, di cui ognuno ha innato e profondo desiderio: e questo desiderio consiste nel diventare celebri, evitando di rimanere senza nome una volta che si è morti. La stirpe degli uomini è connaturata con il tempo nella sua totalità, perché lo accompagna e lo accompagnerà fino alla fine, e in tal modo è immortale, per cui lasciando i figli e i figli dei figli e restando sempre identica e una, mediante la generazione dei figli prende parte dell'immortalità."

A volte la scena del fidanzamento è rappresentata anche sui vasi detti loutrophoroi (di cui parleremo a breve): di solito si vede un uomo con la barba dare la mano destra ad un giovane; spesso una ghirlanda è sospesa fra loro, segno che probabilmente uno scambio augurale di corone ha luogo. Questa cerimonia può aver luogo in qualsiasi momento, non necessariamente a distanza ravvicinata dalle nozze vere e proprie; spesso può essere decisa quando i futuri sposi sono molto giovani, dalle rispettive famiglie. Quello che in apparenza può sembrare un costume che va contro la 'libera scelta' della donna di scegliersi l'uomo che preferisce e viceversa, è in realtà un potente baluardo contro la degenerazione dei costumi, i matrimoni per lucro o altri bassi motivi, e contro la mescolanza fra nature superiori ed inferiori. La Tradizione infatti consiglia sempre: "contrai matrimonio solo con i tuoi pari".

"Allora entrai nella mia casa con canti nuziali e le fiaccole del Pelion, stringendo la mano di una donna amata, seguita da una folla felice che pronunciava auguri di buon auspicio...perchè avevamo congiunto le nostre vite, essendo entrambi nobili e nati da nobili stirpi (ὡς εὐπατρíδαι καὶ ἀπ' ἀμφοτέρων ὄντες αρíστων σύζυγες εἶμεν)" (Eur. Alc. 910)

C'è anche da dire che, sebbene molti studiosi affermino che il fidanzamento avvenisse senza il consenso della fanciulla, abbiamo molti vasi che rappresentano scene di corteggiamento fra giovani, in cui il futuro sposo dona alla fanciulla degli oggetti simbolici, rimandanti alla sfera di Aphrodite; è anche possibile che questi siano quei doni definiti tà diaparthénia, ossia i "doni in cambio della verginità" della futura sposa (Poll. 3.3; cfr. H.A. Shapiro, ‘Courtship scenes in Attic vase-painting,' AJA 85)


Scena di corteggiamento- da Pompei.


La donna che si dà a qualcuno senza l'autorizzazione del suo kyrios non è niente più che una concubina ed i suoi figli non saranno mai considerati legittimi né continuatori del genos; se una donna non ha nessuno che si prenda cura di lei, allora è dovere dell'Arconte proteggerla e darle una vita adeguata ad una donna rispettabile, anche scegliendo eventualmente un nuovo kyrios per lei. Anche la questione della dote può essere fraintesa, soprattutto tenendo a mente la distorsione che il concetto ha subito sotto le influenze asuriche. In realtà, la dote è l'ultimo dono del kyrios alla fanciulla ed è di proprietà della donna: nel caso qualcosa dovesse accadere allo sposo, la donna avrà comunque suoi mezzi per vivere degnamente. Di solito la dote si compone di proprietà terriere e beni materiali (denaro, schiavi etc.). Vi è una legge specifica per la quale, se il padre muore prima delle nozze delle figlie, i fratelli devono provvedere alla dote di ogni sorella. Se una fanciulla nasce in una famiglia priva di risorse, o senza lontani parenti più prosperi, lo Stato stesso si prende cura della necessità della dote: anche questo fa comprendere quanto la donna sia rispettata e protetta, non certo 'usata' o maltrattata. Platone specifica poi che la dote non deve essere eccessiva per non porre insolenza nel cuore della donna e per non rendere servile l'uomo che dovesse unirsi ad una fanciulla facoltosa. (Jean-Pierre Vernant, Myth and Society in Ancient Greece (New York: Zone Books, 1990); Platone, Leggi VI 774 C; VI, 774; Is. Sulla tenuta di Pyrrhus 8; Pilitsis, "Drama of Euripides").

Proaulia- I giorno
Il primo giorno ha nome 'proaulia'. In preparazione a questo giorno, la fanciulla trascorre i giorni finali della sua fanciullezza con la madre e le altre parenti della famiglia, le amiche e le sue ancelle, che insieme a lei prepareranno tutto il necessario per il matrimonio. Euripide nell'Ifigenia in Aulis (433- 39), rende molto bene l'atmosfera di questo giorno ed i sacrifici da compiere: "Essi stanno iniziando la cerimonia per la fanciulla con il sacrificio che precede le nozze ad Artemide... Vieni ora, in vista di queste cose prepara il cesto per il sacrificio, inghirlanda il tuo capo, e tu re Menelao, prepara il canto di Hymeneus! Lascia che i flauti suonino nelle tende e che vi sia il suono di piedi danzanti! Questo giorno è benedetto per la fanciulla!" Da questa descrizione si evince che, data la presenza delle corone e del cesto, il sacrificio si svolge come d'abitudine, salvo che il canto non è il Peana bensì l'Imeneo; maggiori dettagli nella Samia di Menandro (673-74), in cui una schiava racconta alla fanciulla cosa sta accadendo nella casa di suo padre: "stanno preparando le tue nozze: il vino è stato mescolato, l'incenso sta bruciando, il rituale ha avuto inizio, e il sacrificio è stato approntato nel fuoco di Efesto."

Proteleia
Nel giorno delle proaulia, la sposa deve compiere diversi sacrifici preliminari detti 'proteleia' (τέλος καὶ τὸ πέρας. καὶ ὁ γάμος: ὅθεν καὶ τὰ προτέλεια- "'telos' è anche il limite, ed il matrimonio, da cui i proteleia" Suda s.v. télos); questi proteleia sono rivolti in particolare ad Artemide, ed includono ciocche di capelli, i giochi e le bambole dell'infanzia ed anche gli abiti (Eur. IA 433-34, 718-19; Poll. 3.38; Plut. Arist. 20.6; Anth. Pal. 6.680, 6.276, 277). Ad ogni modo, in questo giorno sacrifici ad Artemide, Aphrodite, Hera, Atena, agli Dei locali ed ancestrali della famiglia hanno luogo (celebrati sia dal padre della sposa, sia dalla futura sposa stessa)- ad esempio, ad Atene abbiamo chiara menzione di sacrifici a Hera Gamelia e Teleia, e a Zeus con gli stessi epiteti, a Gaia ed Urano, alla Dea patrona Atena e alle divinità ancestrali, i Tritopatores. Sappiamo che anche le Eumenidi devono essere onorate: "primizie, offerte per la nascita dei figli e per il rito matrimoniale." Ad Atene, con proteleia si intende anche il momento, precedente il matrimonio, in cui i genitori della fanciulla la conducono sull'Acropoli per i sacrifici di primizie ad Atena (Plut. Mor. 141 e-f; Anth. Pal. 6.318; Paus. 2.34.12, 3.13.9; Diod. Sic. 5.73.2; Esch. Eum. 834; EM s.v. Tritopatores; Suda s.v. proteleia; Hesych. s.v. gamon ethe; IG I3 1066-67; Procl. In Tim. III. 176.27-28) Da non dimenticare anche questa testimonianza: "thesauros, primizie ad Aphrodite Ourania come proteleia per il matrimonio- una dracma", dal santuario di Aphrodite nei Giardini, sulle pendici nord dell'Acropoli (SEG 41.182). Aphrodite è "la più antica delle Moire", e anche queste Dee devono essere onorate durante i proteleia (Poll. 3.38).

I proteleia sono anche connessi con il sacrificio animale (quasi certamente un agnello), quasi in sostituzione della vita della fanciulla: questa metafora appare di frequente nei tragediografi- cosa confermata da un'iscrizione a Cirene (SEG IX, 72. 84): "prima che una sposa si rechi nella camera nuziale, ella deve portare un sacrificio ad Artemide come pagamento di una penalità (zemia)" (cfr. Richard Seaford, "The Tragic Wedding" The Journal of Hellenic Studies 107 (1987).

Un altro rito molto importante è la dedica della 'zone', la cintura di fanciulla, ad Artemide per avere il permesso della Dea di lasciare quella sfera per entrare nella successiva, da parthenos a nymphe (Suda s.v. Λυσίζωνος γυνή- questo pare essere l'uso più comune; da ricordare però che esistono altri casi, ad esempio la dedica della 'zone' ad Atena Apatouria- cfr. Paus. 2.33.1).

Da ricordare inoltre che la legge ateniese aveva stabilito, in base all'Oracolo, che "nessuna vergine potesse essere concessa in sposa ad un uomo εἰ μὴ ἀρκτεύσειε τῇ θεῷ, se non aveva fatto l'orsetta per la Dea (Artemide di Braurone o Mounychia- Suda s.v. Ἄρκτος ἢ Βραυρωνίοις).

Come si può vedere, i proteleia sono un aspetto assai delicato del matrimonio, infatti Platone (Leggi 774e) afferma che il futuro sposo deve consultare gli Esegeti a proposito della forma specifica che i proteleia per il suo matrimonio dovranno avere; si può comunque sempre tenere a mente quanto dice Plutarco (Mor. 264b): la futura coppia necessita della protezione di cinque divinità in particolare: Zeus Teleios, Hera Teleia, Aphrodite e Peitho, ed Artemide.

Pare abbastanza certo che la futura sposa, la notte prima delle nozze, dormisse con un 'pais amphitales',un bambino con entrambi i genitori in vita- ciò per assicurare la fertilità della sposa stessa (Pollux 3.39-40).

II Giorno- Nozze

Bagno rituale ed offerte
Il primo atto del giorno delle nozze è il bagno rituale della donna (forse anche dell'uomo, ma ha sicuramente meno importanza). Ad Atene, l'acqua veniva presa alla fonte Kallirrhoe (Tuc. 2.15.5); il vaso impiegato è appunto il loutrophoros. Questo è un vaso molto particolare che viene usato solo per propositi rituali, e solo per le nozze o le cerimonie funebri (indica le tombe delle vergini, e questi vasi raffigurano solo scene di nozze o scene di cordoglio). Se una donna moriva vergine, questo bagno rituale l'avrebbe avuto prima della sepoltura, come sposa di Hades.

Questo bagno ha anche a che fare con i proteleia: la futura sposa offre un sacrificio anche alle Ninfe "quando la fanciulla andò, secondo il costume ancestrale, alla fonte chiamata Kissoessa per fare i sacrifici preliminari alle Ninfe..." (Plut. Amat. 771d)

Sappiamo che si deve svolgere una piccola processione famigliare per andare a prendere l'acqua per questo bagno nuziale: su un bellissimo loutrophoros del 430 aev del 'Washing Painter' vediamo alla testa della processione una donna matura (la madre?) che regge due fiaccole, poi un fanciullo che suona il flauto, una fanciulla che porta un grande loutrophoros inghirlandato con nastri bianchi (questa fanciulla c'è sempre ed è sempre suo compito portare il vaso- spesso Eros le è accanto- cfr. Menand. Samia 729-30; Poll. 3.43; Harpocr. s.v. loutrophoros kai loutrophorein; Hesych. s.v. loutrophora ange, loutrophoros), segue infine la sposa, e chiudono la scena altre due fanciulle che reggono fiaccole.

Uno scolio (Eur. Phoen. 347) ci spiega cosa significa: "le spose nei tempi antichi avevano l'abitudine di bagnarsi nei fiumi locali e di bagnarsi simbolicamente con l'acqua dei fiumi e delle sorgenti, pregando in tal modo per la fertilità, dal momento che l'acqua è datrice di vita e generante."


Bagno rituale della futura sposa. Dall'Attica, ca. 420–400 aev, ora al Metropolitan Museum.


Decorazione della sposa
Dopo viene la decorazione della fanciulla: questa scena è presente in moltissimi vasi, in cui appare subito la bellezza, la raffinatezza dei gioielli e degli abiti, e pone grande enfasi su questa fase, come molto importante, soprattutto ad Atene. "Tutti gli ornamenti nuziali sono stati portati per la fanciulla; ella ha una collana di diverse pietre preziose e un abito completamente di porpora; su abiti ordinari solo i bordi erano tali, ed in questo abito invece erano d'oro. Le gemme facevano a gara l'una con l'altra..." (Achill. Tat., Avv. Leucippe e Clitophonte II, 11.2). Per la preparazione di tutti questi dettagli vengono incaricate una donna (una sorta di 'damigella d'onore'), la nympheutria, e un uomo, che deve occuparsi di adornare la sposa, il nymphokomos (Ar. Acharn. 1056; Plut. Lyc. 15; Poll. 3.41; Paus. 9.3.7) Non a caso, troviamo spesso raffigurazioni di questo momento su vasi quali alabastra, lekythoi, pyxides e lekanides, tutti recipienti- per unguenti e gioielli- che venivano impiegati durante la preparazione.



La corona della sposa può essere o d'oro, oppure di fiori, di papaveri, o di timo oppure di mirto o di asparagi (può destare sorpresa quest'ultimo elemento- Plutarco ne spiega la ragione: "'Perchè questa pianta produce il frutto dal sapore più gradevole dalle spine più dure, e così la sposa fornirà per chi non scappa o si sente infastidito alla sua prima manifestazione di poca temperanza e poca piacevolezza, una vita docile e dolce insieme." (Plut. Mor. 138D)


La sposa, riccamente agghindata, al centro mentre Erotes e fanciulle le portano vasi, gioielli, ornamenti. Da Pantikapaion, metà del IV secolo, ora all'Hermitage.

Il velo, importantissimo nel rituale, è di color zafferano; anche la 'zone' di cui abbiamo parlato prima è un elemento molto importante. Come nell'abito della sposa prevalgono il rosso e lo zafferano, in quello dello sposo il bianco (Eur. Alcesti 915); entrambi poi indossano corone di mirto sacro ad Aphrodite, ed entrambi vengono profumati di mirra, altra essenza connessa con la Dea (Sen. Symp. 2.3).

Nei vasi spesso, mostrando la scena della decorazione, si insiste sul particolare dei sandali, e in effetti Esichio (s.v. nymphides) ci informa che esisteva appunto una speciale parola per indicarli, a conferma del fatto che avevano un carattere del tutto speciale- il sandalo viene allacciato la mattina, quando la futura sposa è ancora fanciulla nella casa del padre, e lo slaccerà prima di unirsi allo sposo, quando si troverà ormai nel nuovo oikos. Anche il mantello dello sposo è particolare: himation nymphikon- un 'cambio d'abito' che simboleggia la nuova condizione di uomo sposato. (Ar. Ucc. 1693; Plut. Amat. 754EF. 755A)



Banchetto
L'inizio della cerimonia è uno splendido banchetto offerto dal padre della sposa (più probabilmente c'è una collaborazione fra le due famiglie), o nella sua casa o in un santuario (ad esempio, nel Dyskolos di Menandro questo banchetto ha luogo in un santuario di Pan e delle Ninfe)- entrambe le opzioni sono possibili anche se la prima è la più comune. Il 'pais amphitales' partecipa al banchetto incoronato di ghiande e foglie di quercia, cantando "Essi (gli sposi) hanno fuggito il peggio, hanno trovato il meglio (ἔφυγον κακóν, εὗρον ἄμεινον)": è suo compito anche offrire il pane agli invitati, pane offerto- particolare importantissimo- sui likna sacri (Zen. 1. 82 L.-S.). Tutti questi dettagli ricordano Demetra ed il passaggio alla vita civilizzata, nonché l'originaria istituzione del matrimonio e la sua funzione civilizzatrice, sacro Thesmos e "telos". E' il tema che troviamo sullo scudo di Achille: "vi fece poi due città di uomini, bellissime: in una erano nozze e banchetti, conducevano spose dalle loro stanze alla luce di fiaccole splendenti, in corteo per la città; si levava alto l'imeneo e giovani danzatori volteggiavano; fra di loro suonavano flauti e cetre; le donne in piedi, ognuna sulla sua porta, guardavano con stupore" (Il. XVIII, 491-496): questa è la polis in pace, la cui descrizione inizia appunto da una scena di matrimonio.

Interessante notare che la 'lista degli invitati' ha sempre costituito un bel problema per le famiglie
degli sposi: "non c'è altra occasione festiva così imponente o discussa come il matrimonio. Perchè
anche quando sacrifichiamo agli Dei o mandiamo un amico a fare un'ambasceria o intratteniamo
ospiti, è possibile che il fatto sfugga a molti dei nostri amici. Però una festa/banchetto nuziale si
tiene con le alte grida dell'Imeneo e le fiaccole e i flauti, cose che Omero dice che sono ammirate ed
osservate anche dalle altre donne che stanno presso le porte. Perciò, dal momento che non c'è
nessuno che non sia al corrente di quello che stiamo festeggiando, e che abbiamo invitato delle
persone, ci vergogniamo di lasciare fuori qualcuno, e quindi invitiamo tutti i nostri parenti ed amici,
e conoscenti di ogni genere." (Plut. Quaest. Conv. 666f)

La cosa particolare, a parte l'alto numero di invitati, è il fatto che si tratta di un simposio in comune fra donne ed uomini: "Uomo: ti ho detto di preparare quattro tavole per le donne e sei per gli uomini. La festa deve essere perfetta- non dimenticare nulla. Vogliamo che il matrimonio sia
splendido..prendi quanti pesci riesci a trovare, e per la carne, vitello, porcello, maiale, lepre...e poi crema pasticciera, formaggio, pasticcini...e anche uova e torte..." (Athen. 14.644d)

A parte i numerosi esempi di cibi che possiamo trovare nei comici (cfr. Athen. 4. 132cd), sappiamo che un dolce è caratteristico di questo banchetto, la torta detta 'sesame', che consiste di semi di sesamo sbriciolati, mescolati con farina e miele e quindi preparati in forma di piccole tortine rotonde (non lo mangiano solo i futuri sposi, ma anche gli ospiti: la coppia li distribuisce agli invitati, come se fossero gli attuali confetti- cfr. Men. Samia 124). Questi dolcetti vengono preparati in contemporanea alla decorazione della fanciulla, come mostra una lekanis dell' "Eleusinian Painter" del 360 aev. in cui due donne ed una fanciulla stanno appunto preparando questi dolcetti su un tavolo a tre gambe.

Un altro aspetto classico di questo banchetto sono la musica ed i canti nuziali: il primo esempio, a parte quello già riferito nell'Iliade, è nell'Odissea (IV 15-19), quando il palazzo di Menelao ospita la festa di nozze di sua figlia, cui sono presenti musici e danzatori; sempre nell'Odissea (XXIII 131- 36), Odisseo comanda al musico di suonare e condurre una danza "affinché chiunque la senta da fuori possa dire che si sta celebrando un matrimonio." La musica ed i canti nuziali sono decisamente un topos ricorrente in tutta la letteratura ellenica (cfr. Pind. Pyth. 3.15-19, Aesch. Prometh. 556-57, Eur. Phoen. 344-49, Call. 75.43 (Pfeiffer), Plut. Moralia 138B, Luc. Dial. Het. 2.3, etc.) Certamente, l'autrice più nota di questi canti nuziali è Saffo: Servio (In Vergilii Carmina Commentarii, III, p. 139 Thilo-Hagen) sostiene che ella compose addirittura un intero libro chiamato 'Epithalamia', oltre a numerosi altri suoi poemi dedicati al matrimonio. Anche Alcmane era noto nell'antichità per i suoi canti nuziali- è infatti detto "hymneter hymenaion", cantore di canti nuziali, colui che inneggia ad Hymenaios (Ant. Palatina vii. 19)- un suo frammento (19 in D. Page, Poetae Melici Graeci [Oxford: Clarendon Press, 1962]) descrive una ricca tavola con pani al papavero e una mistura di sesamo e semi di lino- che sappiamo essere parte del banchetto nuziale.

Il modello è sempre quello divino: "un tempo le Moire unirono il grande sovrano degli Dei ed Hera, regina olimpia, Dea dall'alto trono, fra questi canti nuziali. Hymen, O Hymenaeus, O! Hymen, O Hymenaeus, O (Ὑμὴν ὦ Ὑμέναι᾽ ὦ,Ὑμὴν ὦ Ὑμέναι᾽ ὦ)! Il fiorente Eros con le Sue ali dorate guidava il carro nuziale con fermezza tenendo le redini, essendo il parochos delle nozze di Zeus e di Hera felice. Hymen, O Hymenaeus, O! Hymen, O Hymenaeus, O!"(Ar. Uccelli 1731-44).

Preghiere per la felicità degli sposi devono far parte del canto nuziale: "e ora, possano gli Dei darvi armonia, e possiate presto avere figli. E figli di questi figli, e raggiungere la piena vecchiaia insieme." (epithalamium da un papiro nella John Rylands Library no. 17).

A questo punto, è necessario ricordare che Hymenaios è uno degli Erotes (cfr. Inno ad Aphrodite, di Proclo: ""Altri ancora sempre sono supervisori delle molteplici varietà dei canti nuziali")- però appartiene alla serie di Apollo e delle Muse (è detto essere figlio di Apollo e di una Musa, Calliope, Tersicore oppure Ourania (Catull. lxi. 2; Nonn. Dionys. xxxiii. 67; Schol. Vatic. ad Eurip. Rhes. 895, ed. Dindorf; Schol. ad Pind. Pyth. iv. 313; Alciphron, Epist. i. 13; Tzetz. Chil. xiii. 599.) Lo si riconosce rispetto agli altri Erotes perchè porta quasi sempre la fiaccola nuziale.

Una scena deliziosa riguardante il canto nuziale si ha nella Pace di Aristofane (1315 ss.):
Coro: "Obbligo di tacere (εὐφημεῖν χρὴ)! Ecco che sta per apparire la sposa! Prendete le fiaccole nuziali e che tutti esprimano la propria gioia e si uniscano ai nostri canti!..."
Trigeo: "vieni mia sposa, ai campi, e cerca, mia bella, di illuminare e ravvivare le mie notti"
I Semicoro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ)
II Semicoro: o uomo tre volte beato, che così tanto meriti la tua buona sorte!
I Semicoro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ)
II Semicoro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ)
I Semicoro: cosa dovremo fare con lei?
II Semicoro: cosa dovremo fare con lei?
I Semicoro: dovremmo raccogliere i suoi baci!
II Semicoro: dovremmo raccogliere i suoi baci!
I Semicoro: venite amici, voi che siete nella prima linea, prendiamo lo sposo e portiamolo in trionfo.
II Semicoro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ)
I Semicoro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ)
II Semicoro: il fico dello sposo è grande e spesso;
I Semicoro: quello della sposa molto dolce e tenero.
Trigeo: mentre mangiamo e beviamo grandi sorsate di vino, continuiamo a ripetere:
Coro: Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! Oh! Hymen! oh! Hymenaeus! (Ὑμὴν Ὑμέναι᾽ ὦ,Ὑμὴν
Ὑμέναι᾽ ὦ)

Ekdosis
Il punto culminante del banchetto, e dell'intero matrimonio è l'ekdosis, nota anche come primo "svelamento" (anakalypteria): il padre della sposa (o il suo kyrios) di fronte a tutti dà la fanciulla al promesso sposo, e doni vengono loro offerti; importante notare che questi doni si chiamano opteria e theoretra- entrambi hanno a che fare con il 'vedere', proprio come anakalypteria- stando a significare che forse vi è a questo punto il primo sollevamento del velo nuziale (anche secondo il mito, come vedremo in seguito), in modo che lo sposo e la famiglia possano vedere la fanciulla, cui vengono quindi offerti, come si vede in alcuni vasi, gli 'anakalypteria dora', doni per lo svelamento. (cfr. Harpokr. s.v. anakalypteria; cfr. G. Sissa, Greek Virginity (Cambridge, Mass. 1990)

Processione

Processione nuziale: gli sposi sul carro; dietro di loro il parochos; tre donne che portano setacci (likna) e la canefora; il proegetes guida la processione. Da Atene, 550 aev, ora al British Museum.

Dopo il banchetto, viene la famosa processione nuziale: al tramonto, la madre conduce la fanciulla
dallo sposo che la attende sul carro. Gli invitati cantano gli inni di buon augurio per la coppia, la
madre segue la figlia con le fiaccole per proteggerla durante questo rito di transizione (infatti: "i
Daimones non amano l'odore delle fiaccole" PCG VII 509, fr. 188). Sappiamo che è compito
specifico della madre (della sposa durante la processione; dello sposo, come vedremo, alla fine della
processione), come dice Clitemnestra: "lasciare mia figlia? E chi leverà la fiaccola?" (Eur. IA 732),
e allo stesso modo si lamenta Giocasta con il figlio, che si è sposato mentre era in esilio: "Non ho
acceso per te la fiaccola che è prescritta durante le nozze, come una madre felice dovrebbe fare"
(Eur. Phoen. 344) Ancora più notevoli le parole di Medea con cui descrive i doveri di una madre:
"prima di avervi visti felici, o aver adornato il vostro letto nuziale, la vostra sposa, il vostro talamo
coniugale, o aver sollevato in alto la fiaccola nuziale." (Eur. Medea 1025)


Processione matrimoniale. Da Corinto, 560 aev. ora nel Museo di Toledo.

Da notare, come mostrano spesso i vasi, che le fiaccole di entrambe le madri devono essere accese
dai rispettivi focolari: la madre della sposa accompagna la figlia proteggendola con il Fuoco
dell'oikos che sta abbandonando e la madre dello sposo la accoglie sotto la protezione del Fuoco del
nuovo oikos di cui entra a far parte.

Iniziazione della sposa al nuovo oikos. Dall'Attica, 450 aev, ora al British Museum.

Fanno parte della processione, come si vede assai spesso nei vasi a figure rosse, l'amphithales, il proegetes, ossia la guida della processione; i paides propempontes, i giovani fanciulli che aprono la processione dopo la madre della sposa; il parochos o paranymphos, l'amico dello sposo; e la nympheutria insieme alle compagne e parenti della sposa, spesso sul carro che segue quello della sposa. Le donne portano canestri e vasi, contenenti mele cotogne, rose, violette e frutti. Tutti i fiori sono gettati agli sposi, ma le due caratteristiche principali sono le fiaccole e i canti- per allontanare l'attacco di daimones nocivi. La sposa spesso reca con sé un setaccio o un vaso per cuocere i cibi, segno della vita civilizzata e anche segno dei doni che porterà al nuovo oikos (Poll. 1.246; 3.37).

Una completa descrizione di come era composto il carro nuziale viene da Fozio alla voce "carri trainati da muli o buoi": "quando hanno sistemato il seggio, che è come una panca per due persone, essi compiono il trasferimento della sposa. Essi la prendono dal focolare paterno e la portano al carro, e quindi la conducono alla casa dello sposo, quando si è già fatta sera avanzata. E tre persone siedono sul carro- la sposa, nel mezzo, lo sposo ed il suo attendente (paranymphos) su entrambi i lati." Nello specifico, è lo sposo che deve sollevare da terra la sposa e porla sul carro, in una scena di finto rapimento della kore: "quando il momento sarà appropriato, facendo roteare la sposa in aria, la porrai sul carro." (Ar. fr. 17, CAF II 218)

Una bellissima descrizione di una processione nuziale viene da un frammento di Saffo (fr. 44, 30 Voigt) dedicato alle nozze di Ettore ed Andromaca: "Subito il padre caro (Priamo) balzò in piedi e la voce raggiunse gli amici nella città dalle larghe vie. Subito le donne di Ilio sotto ai carri agili ruote condussero mule, s'accalcò una folla di donne ed insieme di vergini dalle snelle caviglie, e a parte le figlie di Priamo. Gli uomini aggiogarono sotto ai carri i cavalli... ...erano simili a Dei... Il suono sottile dei flauti si mescolava alla cetra e al fragore dei crotali, con voce sonora le vergini intonavano il sacro canto di nozze, saliva al cielo l'eco mirabile... ...per tutte le vie crateri di vino, phialai... e mirra e cassia ed incenso vaporavano insieme. Le donne anziane tutte levarono insieme una voce, tutti gli uomini intonavano insieme l'amabile canto, invocando il Peana, che saetta lontano, il Dio dalla bella cetra: festeggiavano Ettore ed Andromaca pari agli Dei."

Quando la coppia infine raggiunge la casa dello sposo, il Peana viene cantato da tutti i presenti, per marcare la buona riuscita della transizione: è un canto di vittoria, così come la processione è simile ad un rito in onore dell'Eroe. Lo sposo solleva la donna dal carro e sua madre accoglie la sposa sollevando le fiaccole e dandole il benvenuto nel nuovo oikos. La sposa viene ricevuta ed accolta con una serie di cerimonie, le più importanti sono: il mangiare la mela cotogna (questa è una legge di Solone: "Solone prescrisse che la donna debba mangiare una mela cotogna prima di entrare nel letto, accennando probabilmente al fatto che il piacere delle labbra e del discorso dovrebbe essere armonioso e piacevole, fin dall'inizio" Plut. Mor. 138D) ed il bruciare l'asse del carro- questo significa che non c'è possibilità di ritorno per la donna, ancora una volta il simbolismo funebre e quello matrimoniale si incontrano. Dopo ciò la donna viene condotta da Hestia, ossia viene introdotta nel nuovo focolare domestico. In un vaso del V secolo è raffigurata questa scena: lo sposo stringe la donna alla vita mentre i due si osservano; due donne levano le fiaccole, sono le rispettive madri, mentre l'altare al centro della scena è il nuovo focolare cui la sposa viene consegnata. Ai due sposi, di fronte a Hestia, vengono donati i katachysmata, oggetti simboleggianti prosperità e fertilità: datteri, monete, frutta secca, fichi e noci (cfr. Arist. Pluto 768; Oakley and Sinos, "Wedding")

E' ormai notte, perchè " Cipride è per natura amica delle tenebre; / la luce impone di essere casti" (Eur. Meleagros (F 524 N2). A questo punto della celebrazione, le porte della camera nuziale si aprono per i due sposi: è l' anakalypterion finale, il sollevamento del velo: "spostando il velo del suo abito nuziale" (Euphor. 107 Powell). Zeus stabilì questo rito come compimento delle nozze, ed ogni sposo, sotto la protezione di Aphrodite e di Peitho, compie lo stesso rituale. La più antica testimonianza di questo rito viene da una frammento di Ferecide di Siro (7 [B] 2 DK): "Zeus creò un ampio e bellissimo tessuto (pharos) e su di esso rappresentò Gaia ed Oceano e la casa di Oceano..." desiderando sposarti, ti onoro con questo. Salve a te e sii la mia sposa." Essi dicono che questo fu il primo anakalypteria, e da questo momento divenne comune presso Dei ed uomini. Ed ella replicò prendendo il tessuto da lui..."

LLuciano descrive un dipinto che rappresenta le nozze fra Alessandro e Roxane: "c'è una bellissima camera nuziale ed un letto nuziale, e Roxane siede, fanciulla stupenda, con lo sguardo fisso al suolo, timidamente rispettosa di fronte ad Alessandro, stante. Ci sono alcuni Eroti sorridenti: uno è alle spalle, sollevando via il velo dalla sua testa e mostrando Roxane allo sposo; un altro, come un servitore, le toglie il sandalo dal piede, come se fosse pronta per andare a dormire." (Her. 5) Questo è il momento del passaggio da parthenos a gyné: "Amore sotto il manto e iniziazione nuziale" (Eur. F 603, 4 N2) Questo 'amore sotto il mantello' è spesso mostrato con incredibile finezza e dolcezza su molti vasi e descritto nei versi dei poeti (ad esempio, Teocrito, Idilli XVIII 19): 'mia chlaina' è espressione usata per significare che gli amanti celebrano entrambi Cipride- come si può notare, nessun presunto maschilismo nemmeno in questa fase delicata, la felicità degli sposi è comune e condivisa- anche perchè una non concorde 'celebrazione di Cipride' attirerebbe l'ira della Dea- è il tema dell'adikia a livello amoroso, da cui guardarsi attentamente (cfr. "Amore in Grecia", a cura di C. Calame, Bari 1983).

Sappiamo che prima della chiusura delle porte, la sacerdotessa di Demetra impartiva i thesmoi del matrimonio alla coppia, come accenna Plutarco (Mor. 138): "seguendo da vicino gli onorabili riti ancestrali che la sacerdotessa di Demetra vi ha impartito quando vi stavate insieme ritirando nella camera nuziale, un discorso che ugualmente riguarda entrambi ed arricchisce il canto nuziale avrà, io penso, un utile effetto che si accorda anche con la tradizione/uso consueto." Sempre nello stesso testo, poco dopo, se ne ha un altro accenno: "gli Ateniesi hanno tre arature sacre: la prima a Skiron, in commemorazione dell'aratura più antica, la seconda nella piana di Raro e la terza vicino alle pendici dell'Acropoli, quella detta di Buzige. Ma la più sacra di tutte le semine è la semina e l'aratura nuziale per la procreazione di figli."

Un particolare interessante: il 'letto a baldacchino' non è un'invenzione moderna, al contrario, fa parte della prima notte di nozze- il letto nuziale è infatti il thalamos, ma c'è anche il 'pastas', costruzione provvisoria e temporanea per il giorno delle nozze, una sorta di baldacchino di legno con drappi di tessuti ricamati in oro- 'pastos', tessuto nuziale variegato, e "andare sotto il pastos" è l'equivalente di 'sposarsi', il che fa pensare ad un tessuto drappeggiato o teso sopra il letto nuziale, proprio come nel letto a baldacchino. Due Dee sono strettamente connesse con il pastos: Hera Gamostolos e Aphrodite Pastophoros Paphia (Apollon. Sophist. Lex Hom. s.v. passe; Bekker Il III 126; SEG I 567, 5; IG XII (5) 739; Stob. I, V 14)

Dopo che gli sposi sono entrati nella camera nuziale, un amico dello sposo assume il ruolo di thyroros, colui che chiude le porte e le controlla (Poll. 3.42)

Gli amici e le compagne, coloro che sono vicini agli sposi, trascorrono tutta la notte (Saffo fr. 30 Voigt) in una pannychis, una cerimonia notturna in cui viene sempre intonato il canto 'epithalamium'; un bell'esempio nella prima orazione di Himerio: "Se occorre un canto, io fornisco questo: 'o sposa che esali profumo di rose e d'amore! Vai al letto con tenero gioco, dolce per lo sposo! Possa Espero guidarti mentre volontariamente ti muovi, venerando Hera Gamelia dal trono d'argento.' Ma dove sono i gruppi di giovani e fanciulle?..Che qualcuno prenda una grande fiaccola, che un altro gridi. Che il canto pervada ogni cosa...lascio la danza ai danzatori, ma io starò presso le porte e pregherò Thyche, ed Eros e gli Dei della nascita."

Le fanciulle bussano alle porte per spaventare gli spiriti indesiderati e la stessa funzione, insieme alla propiziazione della fertilità e dell'amore coniugale, hanno i canti ‘osceni', le bevute etc - in un clima molto simile alle Anthesterie (cfr. Avagianou, "Sacred Marriage").


III Giorno- Epaulia
Il giorno successivo è quello delle epaulia, ed è decisamente il più ‘allegro' dei tre, in cui cibi, vino e danze hanno un ruolo predominante. Gli sposi ricevono molti doni in questo giorno; in particolare la sposa riceve da suo padre molti doni relativi alla bellezza femminile, come profumi speciali, gioielli etc. In un vaso, una donna riccamente abbigliata suona la cetra con le amiche, una donna dietro di lei regge un loutrophoros, mentre tutte le altre figure le portano cofanetti e vari doni. E' in effetti quello che viene descritto nel commento all'Iliade (Eusth. Il. 24.29): "epaulia sono le cerimonie dopo le nozze, come Pausania dice chiaramente, affermando che il giorno delle epaulia è quello successivo alla prima notte (epaulistai) nella casa dello sposo, ed epaulia sono anche i doni portati dal padre della sposa per la coppia, (portati) con una processione il giorno seguente alle nozze. Egli dice che la guida un fanciullo, che indossa una veste bianca e regge una fiaccola accesa, e poi viene una fanciulla che porta il cesto (kanephoros), e poi tutti gli altri (invitati e parenti), portando lekanides, sandali, scrigni, mirra, saponi e, a volte dice, la dote."

C'è un altro banchetto nel giorno delle epaulia, e si tiene nella casa del padre dello sposo. "Deve essere osservato da quanti più uomini possibile" ed è riservato esclusivamente a loro, mentre è la sposa a doverlo preparare- un segno chiaro del suo nuovo status e della sua nuova posizione, ossia colei che assicurerà la prosperità della casa e della famiglia (cfr. George Pilitsis, "The Dramas of Euripides: A Study in the Institution of Marriage and a Reconstruction of Marriage Customs in Fifth Century B.C. Athens")

Un dono molto particolare è dato dalla sposa al marito, ossia la apaulisteria chlanis, 'mantello della segregazione', un mantello leggero ma prezioso nel materiale: la donna stessa avvolge lo sposo in questo mantello, come dono a colui che l'ha iniziata alla vita matrimoniale- lo sposo non è solo il
suo nuovo kyrios, è anche il suo mistagogo e maestro. Questo dono è connesso con una festa controversa, le Apaulia, che probabilmente ha luogo dopo le nozze: "proaulia è il giorno precedente le nozze, epaulia il giorno seguente. E apaulia il giorno in cui lo sposo, lontano dalla sposa, pernotta nella casa del suocero. Altri poi chiamano apaulia anche i doni consegnati alla sposa. La apaulisteria chlanis mandata dalla sposa allo sposo negli apaulia." (Poll. III 39-40; cfr. Lynda McNeil, Bridal Cloths, Cover-ups, and Kharis, Greece & Rome, Second Series, Vol. 52, No. 1, Apr., 2005)


Loutrophoros dedicato a Nymphe- trovato sulle pendici dell'Acropoli, 440 aev. Museo dell'Acropoli.


L'ultimo rito del matrimonio deve essere compiuto dalla sposa in solitudine: si tratta della dedica del loutrophoros. Ad Atene, sulle pendici sud dell'Acropoli, vi è un santuario dedicato a Nymphe, la Sposa, dove sono stati appunto rinvenuti moltissimi frammenti di questi vasi; in età imperiale, il culto ancestrale di Nymphe si unisce a quello di Aphrodite Pandemos, come testimonia l'iscrizione nel teatro di Dioniso ("sacerdotessa di Aphrodite Pandemos e di Nymphe"- IG II2 5149). Allo stesso modo, un po' in tutta l'Ellade, nelle grotte dedicate alle Ninfe sono stati ritrovati grandi quantitativi di simili frammenti. Non solo: in contesto attico, loutrophoroi dedicati dopo le nozze sono stati ritrovati nel Tempio di Artemide sull'Acropoli, nella grotta delle Ninfe a Vari e ad Eleusi. (cfrr. Dillon, "Girls and Women"; Meliades (1957), Praktika: 25; Ergon (1955) 11; Dillon, ZPE 118 (1997) 120- "sacro alle Ninfe"; IG II2 1469 B89- "ad Atena e agli altri Dei"; IG II2 1485.54; 1544.63- resoconti eleusini).


***

Sebbene sia assolutamente poco auspicabile, anche il divorzio era previsto, e poteva avere quattro forme: procedura iniziata dal marito (apopempsis- la più comune); iniziata dalla moglie (apoleipsis); iniziata dal padre della donna (aphairesis); da un'ereditiera che, se già sposata, desiderava divorziare (epidikasia). Dicevo che non è assolutamente una procedura da prendere alla leggera, come avviene oggi, sia perchè si spezza un horkos, un giuramento sacro fatto di fronte agli Dei, e ciò non è mai un'azione saggia, sia perchè abbiamo rarissime testimonianze di 'divorzio amichevole'- in quasi tutti i casi, abbiamo invece ira, vendette, e quant'altro- come naturale quando si spezza, anche per validi motivi, una legge sacra. Gli unici due casi di divorzi senza conseguenze negative (apparenti e/o note) sono il divorzio di Pericle dalla prima moglie e quello dell'anziano Menecle dalla giovane sposa: in entrambi i casi, i precedenti mariti si sono preoccupati di rimaritare l'ex-moglie, e, nel caso di Menecle, ottenne anche il consenso dei fratelli di lei e ne adottò persino uno- da notare che in questo caso, la causa del ‘divorzio consensuale' fu l'impossibilità, riconosciuta dall'uomo, di avere figli e di voler quindi permettere alla giovane sposa di avere una famiglia (Plut. Per. 24.5; Is. ii, 7-12).

Fra i casi invece di divorzi 'con scandalo', quello, ad esempio, della figlia di Alcibiade per adulterio - infatti, l'adulterio da parte della sposa era la causa più comune di divorzio da parte maschile, anzi, l'uomo era in un certo senso costretto dalla legge a chiedere il divorzio in caso di adulterio (cfr. Lys. xiv 28; Dem. lix 87). Un'altra causa di divorzio era la non cittadinanza della sposa: il tale Phrastor, scoprendo che la sposa non era cittadina ateniese, "se ne liberò", ossia, probabilmente, non dovette ricorrere alla procedura giuridica, bensì il matrimonio fu semplicemente annullato (Dem. lix 52- 63). La più famosa, e ben motivata, richiesta di divorzio da parte di una donna è certamente quella di Hipparete, sfortunata sposa di Alcibiade: dato il comportamento dell'uomo, che portava in casa prostitute di ogni genere, cosa aborrita e vietata dalla legge sacra (violazione dello spazio sacro dell'oikos) la nobile donna cercò di recarsi dall'Arconte in carica per ottenere il divorzio e tutti conoscono il modo indegno in cui Alcibiade le impedì di ottenerlo (And. iv 14).

Per quanto riguarda la procedura di divorzio iniziata dal padre della sposa, è poco testimoniata, ma il passaggio in cui appare rende evidente che il padre aveva diritto per legge di chiedere l'annullamento delle nozze della figlia con un uomo che non era più ritenuto degno dalla di lei famiglia. Possiamo dire che questa legge fu creata per difendere le donne: come abbiamo visto, una donna per divorziare doveva recarsi dall'Arconte, e questo significava dover rendere pubblica la faccenda- quindi, per evitare questa vergogna alla donna, si demandava al padre di lei l'eventuale richiesta di divorzio; in particolare, pare che questo metodo fosse usato quando la donna era maltrattata dal marito, ma non aveva la forza di liberarsene: interveniva la sua famiglia, il padre e/o i fratelli. (Dem. xli 4; Men. Epitrepontes 656-58, 714-15, 929-31, 1064, 1102-03). Comunque sia, abbiamo davvero poche fonti relative al divorzio, il che fa capire che, per come venivano educati i giovani di entrambi i sessi, si trattava di un'evenienza molto rara e pare quindi certo che il matrimonio procedesse felicemente nella maggior parte dei casi (cfr. Louis Cohn-Haft, Divorce in Classical Athens, The Journal of Hellenic Studies, Vol. 115 (1995).


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E, in definitiva, questo è lo spirito che deve regnare nell'unione della coppia: "per la tua sposa devi raccogliere da ogni fonte ciò che è utile, come fanno le api, e portandolo in te devi trasmetterlo anche alla sposa, e poi dialogarne con lei, e rendere le migliori dottrine suoi temi favoriti e famigliari. Perchè per lei "tu sei un padre ed una preziosa madre amata, e anche un fratello." E non è meno nobile per un uomo, fra le altre cose, udire la sua sposa dire: "mio caro sposo, tu sei per me guida, filosofo e maestro in tutto ciò che vi è di più amabile e divino." (Plut. Con. Praec. 48)


Gamelia
Terzo giorno delle Apatouria, Koureotis: 'gamelia': il sacrificio e il conseguente banchetto offerto da un phrator nel momento in cui la sposa viene riconosciuta ed ammessa dai membri della fratria dello sposo, secondo la formula "conduci il sacrificio detto gamelia in nome della donna per i phrateres". Questa cerimonia ha valore di legittimazione del matrimonio, e serve anche a testimoniare che la sposa è divenuta tale "in accordo alle leggi ancestrali" ed è una cittadina ateniese.

La connessione fra le spose e Atena è ben chiara, pensando soprattutto cosa narra Pausania a proposito dell'isola Sphairia/Hiera di fronte a Trezene (il luogo in cui Poseidone ha concepito Teseo): Aithra, madre di Teseo, dedicò qui un tempio ad Atena Apatouria dopo la sua unione con il Dio, e istituì anche l'usanza per le vergini di Trezene di dedicare la loro cintura ad Atena prima del matrimonio. (cfr. i documenti sul Calendario Attico, pubblicati nella rivista Hellenismo).